Inno di Garibaldi

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Scritto da Luigi Mercantini e musicato da Alessio Olivieri

 

All'armi! All'Armi!

Si scopron le tombe, si levano i morti

i martiri nostri son tutti risorti!

Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,

la fiamma ed il nome d'Italia nel cor:

corriamo, corriamo! Sù, o giovani schiere,

sù al vento per tutto le nostre bandiere

Sù tutti col ferro, sù tutti col foco,

sù tutti col nome d'Italia nel cor.

Va' fuori d'Italia,

va' fuori ch'è l'ora!

Va' fuori d'Italia,

va' fuori o stranier!

La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi

ritorni qual'era la terra dell'armi!

Di cento catene le avvinser la mano,

ma ancor di Legnano sa i ferri brandir.

Bastone tedesco l'Italia non doma,

non crescono al giogo le stirpi di Roma:

più Italia non vuole stranieri e tiranni,

già troppi son gli anni che dura il servir.

Va' fuori d'Italia, etc...

Se ancora dell'Alpi tentasser gli spaldi,

il grido d'allarmi darà Garibaldi,

e s'arma -allo squillo che vien da Caprera-

dei Mille la schiera che l'Etna assaltò.

E dietro alla rossa avanguardia dei bravi

si muovon d'Italia le tende e le navi:

già ratto sull'arma del fido guerriero,

l'ardito destriero Vittorio spronò.

Va' fuori d'Italia, etc...

Per sempre è caduto degli empi l'orgoglio

a dir: Viva l'Italia, va il Re in Campidoglio!

La Senna e il Tamigi saluta ed onora

l'antica signora che torna a regnar.

Contenta del regno, fra l'isole e i monti,

soltanto ai tiranni minaccia le fronti:

dovunque le genti percota un tiranno,

suoi figli usciranno per terra e per mar!

Va' fuori d'Italia, etc...

(Sandra M. 2A)

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Addio mia bella addio

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Compositore: C. A. Bosi
Anno di composizione: 1848

1. Addio, mia bella, addio,
che l'armata se ne va,
e se non partissi anch'io
sarebbe una viltà.
E se non partissi anch'io
sarebbe una viltà.

2. Non pianger, mio tesoro:
forse ritornerò;
ma se in battaglia muoio
in ciel ti rivedrò.
ma se in battaglia muoio
in ciel ti rivedrò.

3. La spada e le pistole,
lo schioppo l'ho con me,
ed allo spuntar del sole
io partirò da te.
Ed allo spuntar del sole
io partirò da te.

4. Il sacco è preparato,
e sull'omero mio sta.
Sono uomo e son soldato,
viva la libertà!
Sono uomo e son soldato,
viva la libertà!

5.Non è fraterna guerra
la guerra ch'io farò;
dall'italiana terra
lo straniero caccerò.

6. L'antica tirannia
grava l'Italia ancor:
io vado in Lombardia
incontro all'oppressor.

7. Saran tremende l'ire,
grande il morir sarà!
Si muora: è un bel morire
morir per la libertà

8.Tra quanti moriranno
forse ancor io morrò:
non ti pigliare affanno,
da vile non cadrò.

9.Se più del tuo diletto
tu non udrai parlar,
perito di moschetto
per lui non sospirar.

10. Ma non ti lascio sola,
ma ti lascio un figlio ancor:
sarà quei che ti consola,
il figlio dell'amor.
Sarà quei che ti consola,
il figlio dell'amor.
 

11. Suona la tromba...Addio...
L'armata se ne va...
Un bacio al figlio mio!
Viva la libertà!

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(Alessandro F. - Flaminia C. - Sazzad I. - Classe 2A)

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La bandiera dei tre colori

Autori: Cordigliani - Dall'Ongaro - 1848

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E la bandiera dei tre colori
sempre è stata la più bella,
noi vogliamo sempre quella,
noi vogliam la libertà,
noi vogliamo sempre quella,
noi vogliam la libertà,
la libertà, la libertà!

Tutti uniti in un sol fato
stretti intorno alla bandiera
griderem mattina e sera
viva viva il tricolor,
griderem mattina e sera
viva viva il tricolor,
il tricolor, il tricolor!

E la bandiera dei tre colori
sempre è stata la più bella,
noi vogliamo sempre quella,
noi vogliam la libertà,
noi vogliamo sempre quella,
noi vogliam la libertà,
la libertà, la libertà!

Tutti uniti in un sol fato
stretti intorno alla bandiera
griderem mattina e sera
viva viva il tricolor,
griderem mattina e sera
viva viva il tricolor,
il tricolor, il tricolor!
 

(Ludovica C. - Sazzad I. - Classe 2A)

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La bella Gigogin

Musica di Paolo Giorza - versi di anonimo

Canzone popolare patriottica del Risorgimento italiano, musicata dal maestro Giorza, risale al tempo della seconda guerra d'Indipendenza. Fu eseguita la prima volta al teatro Carcano, a Milano, la notte di S.Silvestro, il 31 dicembre del 1858, e diventò subito popolare come canzone di protesta contro gli austriaci e di auspicio all'unità d'Italia. E' diventata la canzone ufficiale del corpo dei Bersaglieri.
 

Rataplan! Tamburo io sento
che mi chiama alla bandiera.
Oh che gioia, oh che contento,
io vado a guerreggiar!
Rataplan! Non ho paura
delle bombe e dei cannoni,
io vado alla ventura,
sarà poi quel che sarà.
E la bela Gigogin
col tromilerilerela,
la va a spass col sò spincin,tromilerilerà.
A quindici anni facevo all'amore.
Daghela avanti un passo, delizia del mio core!
A sedici anni ho preso marito.
Daghela avanti un passo, delizia del mio core!
A diciasette mi sono spartita.
Daghela avanti un passo, delizia del mio core!
La ven, la ven, la ven alla finiestra.
l'è tutta, l'è tutta, l'è tutta insipriada.
la dis, la dis, la dis che l'è malada
per non, per non, per non mangiar polenta,
Bisogna, bisogna, bisogna avè pazienza,
lassala, lassala, lassala maridà.
Le baciai, le baciai il bel visetto.
Cium, cium, cium!
La mi disse, la mi disse: -Oh che diletto,
Cium, cium, cium!
Là più in basso, là più in basso in quel boschetto,
Cium, cium, cium!
andrem, andrem a riposar.
Ta-ra-ra-tà-tà.
* * * * * * * *

(Luca G. - Giulia T. - Classe 2A)

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Camicia rossa

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versi di Rocco Traversa
musica di Luigi Pantaloni - 1860

1. Quando all'appello di Garibaldi
tutti i suoi figli suoi figli baldi
daranno uniti fuoco alla mina
camicia rossa garibaldina
daranno uniti fuoco alla mina
camicia rossa garibaldina.

E tu ti svegliasti col sol d'aprile
e dimostravi che non sei vile
per questo appunto mi sei più cara
camicia rossa camicia rara
e poi per questo mi sei più cara
camicia rossa camicia rara.

E porti l'impronta di mia ferita
sei tutta lacera tutta scucita
per questo appunto mi sei più cara
camicia rossa camicia rara
per questo appunto mi sei più cara
camicia rossa camicia rara.

Fin dall'istante che ti indossai
le braccia d'oro ti ricamai
quando a Milazzo passai sergente
camicia rossa camicia ardente
quando a Milazzo passai sergente
camicia rossa camicia ardente.

Odi la gloria dell'ardimento
il tuo colore mette spavento
Venezia e Roma poi nella fossa
cadremo assieme camicia rossa
Venezia e Roma poi nella fossa
cadremo assieme camicia rossa.

2. Quando all'appello di Garibaldi
m'unii coi mille suoi prodi e baldi
questa Ei con voce mi dié commossa
Camicia rossa

E dall'istante ch'io t'indossai
Camicia rossa, t'idolatrai
nel petto un foco scese repente
Camicia ardente

Porti l'impronta di mia ferita
sei tutta lacera, tutta scucita!
e per ciò appunto mi sei più cara
Camicia rara

Fida compagna del mio valore
s'io ti contemplo, mi batte il cuore
par che tu intenda la mia favella
Camicia bella

Di gloria emblema, dell'ardimento
il tuo colore mettea spavento!
Fulmin di guerra ciascun ti noma
Camicia indoma.

Là sul Volturno meco hai sudato:
partii soldato, tornai soldato!
Tu sei la stessa che allor vestia
Camicia mia.

A chi t'indossa fan sorda guerra
i prepotenti di questa terra
ma il popol tutto l'ammira e canta
Camicia santa.

E sempre meco con fiero orgoglio
sempre un tuo lembo portar io voglio
fosti mia stella, sarai mia guida
Camicia fida.

E s'altra volta d'Italia il grido
chiami i valenti su l'adrio lido
daremo insieme fuoco alla miccia
O mia camicia.

Se dei Tedeschi nei fieri scontri
vien ch'io la morte dei prodi incontri
chi sa qual sorte ti fia serbata
Camicia amata.

Ma se, adornato d'allori il crine,
muoio in mia terra libera alfine
ti vuo' sepolta nella mia fossa
Camicia rossa.

(Alessio M. - Luca T. - Classe 2A)

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La ronda- O giovani ardenti

Questo inno (conosciuto anche come Inno degli studenti Pisani) è cantato in questo clip su parole diverse da quelle originarie, che inneggiavano a Pio Nono (Evviva l'Italia-Evviva Pio Nono- etc.); c'era inoltre una strofa inneggiante addirittura a Leopoldo II di Lorena, granduca di Toscana: "O prence Leopoldo - invitaci all'armi - tra bellici carmi - sapremo pugnar". In questa forma fu cantato nel 1847 e nei primi mesi del '48, finché le vicende belliche non lo superarono.

O giovani ardenti d'italico ardore
serbate il valore pel dì del pugnar!
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!


Stringiamoci assieme di trombe allo squillo,
giuriam sul vessillo, vittoria o morir!
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!
Stringiamoci assieme, ci unisca un sol patto,
del dì del riscatto l'aurora spirò!
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!


Zitti, silenzio, passa la ronda.
Zitti, silenzio, chi va là?
Plan rataplan rataplan plan plan
Plan rataplan rataplan plan plan
Plan rataplan rataplan plan plan
Chi va là?


Viva l'unione, la libertà!
Viva l'unione, la libertà!

(Michela M. - Alessandro C. - Classe 2A)

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Inno a Oberdan

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Testo di Angelo Scocchi di Trieste, 1885

Musica: tratta da una marcia funebre di Chopin
 

Morte a Franz, viva Oberdan!
Morte a Franz, viva Oberdan!

Le bombe, le bombe all'Orsini,
il pugnale, il pugnale alla mano;
a morte l'austriaco sovrano,
noi vogliamo la libertà.

Morte a Franz, viva Oberdan!
Morte a Franz, viva Oberdan!

Vogliamo formare una lapide
di pietra garibaldina;
a morte l'austriaca gallina,
noi vogliamo la libertà.

Morte a Franz, viva Oberdan!
Morte a Franz, viva Oberdan!

Vogliamo spezzar sotto i piedi
l'austriaca odiata catena;
a morte gli Asburgo Lorena,
noi vogliamo la libertà.

Morte a Franz, viva Oberdan!
Morte a Franz, viva Oberdan!
Morte a Franz, viva Oberdan!

(Mariano A.- Classe 2A)

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Le campane di S. Giusto

Musica di C. Arona e parole di G.Drovetti (1918).

Il 4 novembre 1918 segna la fine della prima guerra mondiale che vede finalmente il ritorno  all’Italia delle terre irredente di Trento e Trieste, città sacre alla Patria. In questi versi l'autore eternizza il tripudio di italianità, di amore e di dolore del popolo Triestino.

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Per le strade, per le vie di Trieste,
suona e chiama di San Giusto la campana.
L'ora suona, l'ora suona non lontana,
che più schiava non sarà.

Le ragazze di Trieste
cantan tutte con ardore:
Oh Italia, oh Italia del mio cuore
Tu ci vieni a liberar.

Le ragazze di Trieste
cantan tutte con ardore:
Oh Italia, oh Italia del mio cuore
Tu ci vieni a liberar.

Avrà baci, fiori e rose la marina,
la campana perderà la nota mesta.
Su San Giusto sventolar vedremo a festa
il vessillo tricolor.

Le ragazze di Trieste
cantan tutte con ardore:
Oh Italia, oh Italia del mio cuore
Tu ci vieni a liberar!

(Ludovico M. - Classe 2A)

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Io vorrei che a Metternicche

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Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein


(canto dei volontari toscani del 1848)
 
Io vorrei che a Metternicche
gli tagliasser le basette;
vorrei farne le spazzette
per le scarpe del su' re.

Io vorrei che a Metternicche
gli tagliasser le budelle;
vorrei farne le bretelle
per le brache del su’ re.

Io vorrei che a Metternicche
gli mozzassero la testa:
vorrei farne una gran festa
nel palazzo del su' re.

(Aurora D. - Classe 2A)

A Tonina Marinello

Se è vero che l'unica donna a comparire nell' elenco ufficiale dei Mille è Rosalia Montmasson, tuttavia, non fu lei l'unica donna a partecipare alla Spedizione dei Mille. Tra i garibaldini dell'esercito meridionale che giunse al Volturno, infatti, vi furono altre donne. Una di queste era Tonina Marinello, l'esule veneta che prese parte alla campagna del 1860 facendosi passare per un ragazzo e che morì di tisi, povera e ancora giovane, a Firenze.

L'abbiam deposta la garibaldina
all'ombra della torre a San Miniato.
Con la faccia rivolta alla marina
perchè pensi a Venezia e al lido amato.

Era bella, era bionda, era piccina,
ma avea un cor di leone e da soldato
di leone e da soldato!

L'abbiam deposta la garibaldina
all'ombra della torre a San Miniato.

E se non fosse ch'era nata donna
or sarìa scolpita sulla tomba
e poserebbe sul funereo letto
con la medaglia del valor sul petto
con la medaglia del valor sul petto

Ma che val ma che vale tutto il resto...
pugnò con Garibaldi...
pugnò con Garibaldi...
e basti questo...
e basti questo!

L'abbiam deposta la garibaldina
all'ombra della torre a San Miniato.

(Ludovico M. - Classe 2A)

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Inno agli studenti del '48

Autori: parole di Mattia Massa (studente) – musica di Gaudenzio Caire (studente)

Quanta schiera di gagliardi,
quanto riso ne’ sembianti,
quanta gioia negli sguardi
vedi in tutti scintillar!

lieti evviva lieti canti
lieti evviva lieti canti
odi intorno risuonare
odi intorno risuonar

ma se in mezzo a tanta festa
sopra l’itala pianura
come un tuono di tempesta
giù discende lo stranier

ci rinfranchi la sventura
ci rinfranchi la sventura
ci raccolga un sol pensiero
ci raccolga un sol pensier

D’impugnar moschetto e spada,
primi a offrire il nostro petto,
di salvar questa contrada
giuriam tutti nel Signor.

(Carlotta C. - Classe 2A)

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A ferro freddo (Garibaldina)

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Parole di Francesco dall’Ongaro

Musica di Emilio Pieraccini

 

 

1. Il dardo è tratto, di terra in terra
suona l'allegro squillo di guerra;
l'Italia è sorta dall'Alpi al Faro,
e vuol col sangue che l'è più caro
segnar le tracce dei suoi confini.
Al nostro posto, Garibaldini!
 

2. Una camicia di sangue intrisa
basta al valore per sua divisa;
a darsi un'arma che non si schianti
basta un anello de' ceppi infranti!
Ogni arma è buona con gli assassini.
A ferro freddo, Garibaldini!
 

3. Non dietro ai muri, non entro ai fossi,
ma in campo aperto, diavoli rossi;
chi vuol cannoni, vada e li prenda,
come torrente che d'alto scenda,
come valanga di gioghi alpini.
A ferro freddo, Garibaldini!

   4. Pochi, ma buoni. L'Italia affronta
le avverse squadre, ma non le conta;
come i Trecento devoti a morte,
che della Grecia mutar la sorte,
marciam compatti, feriam vicini.
A ferro freddo, Garibaldini!

(Marco R. -  Eleonora  D. - Classe 2A)

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Inno della repubblica partenopea

(1799)

Bell’Italia, ormai ti desta!
Italiani, all'armi! all'armi!
Altra sorte a noi non resta
Che di vincere o morir I

Dalla terra dei delitti
mosse il passo il fuoco audace
e nel sen di nostra pace
venne l'empio ad infierir.
 

(Andrea C. -  Fabiana B. - Classe 2A)

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La leggenda del Piave

La leggenda del Piave, meglio conosciuta come la canzone del Piave, è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario), il quale rinunciò ai diritti d'autore sulla canzone. Nel novembre del 1941 donò anche le prime cento medaglie d'oro ricevute, come riconoscimento per la canzone, dai comuni del Piave, da associazioni di combattenti, e da privati cittadini, come oro alla Patria insieme con le fedi sua e della moglie

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Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!"


Ma in una notte triste si parlò di tradimento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
per l'onta consumata a Caporetto.
Profughi ovunque dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i ponti.
S'udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio de l'onde.
Come un singhiozzo in quell'autunno nero
il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero!"
E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame
voleva sfogar tutte le sue brame,
vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora!
No, disse il Piave, no, dissero i fanti,
mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde
e come i fanti combattevan l'onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: "Indietro va', straniero!"


Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l'ali al vento!
Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!
Infranse alfin l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi, libere le sponde,
e tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio suol vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò né oppressi, né stranieri!

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(Angel Grace C. - Classe 2A)

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I tre colori

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E lo mio amore sé n'è ito a Siena,
portommi il brigidin di due colori:
il càndido è la fè che c'incatena,
il rosso è l'allegria de' nostri cuori.
Ci metterò una foglia di verbena
ch'io stessa alimentai di freschi umori.
E gli dirò che il verde, il rosso e il bianco
gli stanno ben con una spada al fianco,
e gli dirò che il bianco, il verde e il rosso
vuol dir che Italia il giogo suo l'ha scosso,
e gli dirò che il rosso, il bianco e il verde
gli è un terno che si gioca e non si perde.

(Angel Grace C. - Classe 2A)

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La stella dei soldati

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Bella bambina,
capricciosa garibaldina,
tu sei la stella,
tu sei la bella di noi soldà.

Tu sei bambina,
bella bionda garibaldina,
tu sei la bella,
tu sei la stella di noi soldà.

 

(Nona C. - classe 2A)

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Ai morti per la patria

(Inno nazionale - 1848)
 
Per la Patria il sangue han dato
Esclamando: Italia e Pio!
L'alme pure han reso a Dio,
Benedetti nel morir.
Hanno vinto, e consumato
Il santissimo martir !

Di quei forti - per noi morti
Sacro è il grido e non morrà.

Noi per essi alfin redenti
Salutiamo i dì novelli;
Sovra il sangue dei fratelli
Noi giuriamo libertà
E sul capo dei potenti
L'alto giuro tuonerà.

Di quei forti - per noi morti
Sacro è il grido e non morrà.

Uno cadde, e sorser cento
Alla voce degli eroi:
Or si pugna alfin per noi,
Fugge insano l'oppressor;
E lo agghiaccia di spavento
La bandiera tricolor.

Di quei forti - per noi morti
Sacro è il grido e non morrà.

O Signor sul patrio altare
Noi t'offrimmo i nostri figli;
Scrivi in ciel, ne' tuoi consigli,
Dopo secoli, il gran dì:
Dall'Alpi insino al mare
Tutta Italia un giuro unì.

Di quei forti - per noi morti
Sacro è il grido e non morrà.

(Flavio G. - Classe 2A)

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Garibaldi fu ferito

Garibaldi fu ferito è una delle numerose canzoni che ebbero notevole diffusione dopo il ferimento di Garibaldi sull'Aspromonte, il 29 agosto 1862, da parte delle truppe regie.

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1. Garibaldi fu ferito
fu ferito in Aspromonte
porta scritto sulla fronte
di volersi vendicar
di volersi vendicar

2. Disi ’n po’ oi Garibaldi
chi l’è stait che l’à ferito?
s’al è stait mio primo amico
coronel dei bersaglier
coronel dei bersaglier

3. Garibaldi fu ferito
fu ferito a una gamba
e piuttosto di cedere, strambla
e si volle vendicar
e si volle vendicar

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( Alessandro F. - Classe 2°A )

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Viva l'Italia!

di Francesco De Gregori 1979

Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.


Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.


Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.


Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.


Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.


(Ludovica C.  - classe 2A)

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Tre colori

Tricarico - Sanremo 2011

Mezza luna cilentana
nebbia padana,
soldatini non ne abbiamo più.
Tutti pronti sull’attenti
partono i fanti
colorati con le giacche blù.

Quelli nella nebbia hanno una bandiera verde,
ricorda che la nostra tre colori ha.
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La battaglia è già iniziata
buona giornata,
cannoncini con le bocche in su.
Partiremo noi da dietro
con l’aiuto di San Pietro,
il destino poi ci guiderà.

Quelli sul confine hanno una bandiera rossa,
ricorda che la nostra tre colori ha.
Quelli nella nebbia hanno una bandiera verde,
ricorda che la nostra tre colori ha.

Soldatini di frontiera
mille mamme aspettano,
cercate di non farvi fucilar.
Questa storia è stata scritta
e già studiata,
pensavate di doverla ripassar?

Quelli in cima al monte hanno una bandiera bianca
ricorda che la nostra tre colori ha,
verde la speranza, rosso il sangue di frontiera,
neve bianca neve i cuori abbraccerà.

Tre colori come i fiori
non son per caso,
ta tarà tarà tarà tarà.
 

(Amin V. - Classe 2A)